martedì 6 dicembre 2016

- Blanc Ou Noir ....fatto!

Personalità rigide

Personalità rigide e inflessibili. Chi non riesce ad ammorbidirsi nei confronti degli altri spesso non lo fa nemmeno con se stesso.




Persone con un ideale di perfezione molto alto, vedono solo il bianco o il nero, perdonano gli altri, ma non loro stessi. Sono uomini e donne con una personalità molto rigida, quelli che non riescono mai a riconoscere i propri meriti e non vedono le sfumature della vita. Ma cosa si nasconde dietro a questo atteggiamento. Imparare a rilassarsi ed essere più flessibili però, si può, perché la vita non è una gara, ma una strada da percorrere con tranquillità.

Le persone infallibili
È normale e positivo che ognuno di noi abbia un traguardo nella vita, ma dal momento che si è umani talvolta si possono anche commettere degli errori e la meta prefissata può subire dei cambiamenti. Questo però non è normale per tutti, perché le persone poco flessibili e molto rigide non concepiscono l’eventualità di sbagliare mentre si sta svolgendo un compito. Queste persone vogliono sempre dare prestazioni al massimo e se qualcosa va storto non sanno accettare le alternative. Chi è rigido, così, tende a non smuoversi dalle proprie posizioni e a non adattarsi alle varie situazioni e crede di essere apprezzato dagli altri per questa sua caratteristica.



(...ma sì...forse)


Persone poco elastiche: perché?
Molto spesso, in certi contesti famigliari, si è cresciuti sentendosi dire "Prima il dovere e poi il piacere", ma il piacere il più delle volte non arrivava mai, perché si poteva fare ancora meglio il dovere. Chi è cresciuto con un’educazione così rigida, con genitori ossessionati dal dovere, dalla morale e dalle regole, sviluppa poi una personalità poco indulgente con se stesso, e talvolta anche con gli altri. Il condizionamento educativo permane e il passato riaffiora inconsciamente nella frase "mi sentirò bene solo se sarò impeccabile, puntuale e perfetto".



(...ecco!!)


Riconoscere i propri limiti
Il benessere psicofisico si raggiunge anche grazie alla capacità di essere indulgenti nei propri confronti. Per prima cosa bisogna riconoscere e ammettere la propria rigidità; essere consapevoli è il primo passo per raggiungere un equilibrio emotivo che consente di vivere più serenamente. Fondamentale imparare a perdonarsi, riconoscendo i propri meriti, godendo dei piaceri della vita, notando le sfumature di grigio che si possono creare mescolando il bianco e il nero. Cambiare le abitudini non è semplice, ma si può provare.


(...mh..)


Cambiare si può
Diventare più tolleranti, meno esigenti e più flessibili si può. Per prima cosa bisogna tenere un diario su cui annotare ogni giorno almeno 5 cose per cui siamo stati bravi, e 5 che ci hanno fatto piacere. Poi bisogna dedicare ameno mezz’ora al giorno ad attività piacevoli e non che hanno per forza un fine. Infine notare le piccole differenze, tra noi e gli altri; se noi siamo molto pignoli, individuiamo tra amici e parenti chi invece non lo è per nulla. Immaginiamo o tracciamo un’ipotetica linea, dove da una parte ci saremo noi e all’opposto la persona individuata. Impariamo a vedere che tra noi e lei, ci possono essere molte altre posizioni, e che quindi si può imparare un giusto mezzo.


(...ma perché no?!)




venerdì 27 maggio 2016

martedì 3 maggio 2016

- Io sogno, sorrido, cammino, piango...Non voglio lamentarmi...






Anche se i miei giorni migliori sono lontani
Torneranno sicuramente un mattino
Quindi non mi lamenterò, no, no

 non mi lamenterò!



sabato 9 gennaio 2016

...e poi arrivi tu...

Mi è stato regalato questo post per il mio compleanno, è bellissimo e ritrovo quella Figlia Meravigliosa che me lo ha regalato, tutto parla di lei anche se l'ha scritto un'altra Blogger:
CONFESSIONI DI UNA MENTE CINICA ISTERICA E ROMANTICA


E lo sai, e lo so, che sono una figlia a giorni alterni.
Faccio così, io.
Mi impegno, dimostro, faccio quel giochino mentale idiota del celo, celo, manca.
E quello che manca, manca. Sti cazzi.
Manca perché sono a metà. Sono un grattacielo senza tetto e senza vetri. Un lavori in corso perenne.
E non so se la mia incompiutezza sia legata all’età. È una bella scusa questa, la più bella di tutte, delegare alla giovinezza la nostra instabilità, la salita in montagna che diventa burrone.
E fottecazzo se tra un mese c’ho trent’anni. Sempre darò la colpa all’età. Mai a me.
Sono incompleta, mamma.
Sono una tela su cui tu hai colorato tanto, con i toni del rosso, del giallo e del blu. E poi ad un certo punto ti sei fermata.
Hai lasciato che finissi da sola, che andassi avanti un pochino per volta.
Il problema mamma, è che io non so organizzarmi e tu questo lo sai bene.
Fai i compiti il fine settimana, non prenderti all’ultimo!
Metti in ordine subito, ché poi in camera sarà un casino e dovrai sistemare per ore!
Mangia poco, chè poi ingrassi di colpo e ti tocca metterti a dieta!
Il fatto mamma è che tu sei così. Una formichina che lavora, lavora, lavora. Non si riposa mai, perché il suo senso del dovere la consuma e la tiene attiva.
Io invece sono nata cicala. Buon cibo, uomini, vento nei capelli, sigarette e poi si vedrà, intanto ridiamoci su. 
E a forza di ridere, bere, perdermi tra le braccia di sconosciuti, sta tela mica l’ho dipinta.
Non avevo capito che dovessi finirla io.
Stavo lì ad aspettare te, che prendessi in mano sti pennelli e completassi il lavoro. Tu l’hai cominciato, perché non lo finisci?
Mi ci è voluto un po’ a capire che ormai me n’ero andata, che 19 anni sono l’età giusta per cambiare città, amicizie, cambiare vita, anche se quella di prima andava benissimo, ma lo sai come sono fatta mamma.
Faccio fatica ad accontentarmi, voglio di più, sempre di più. Voglio occhi nuovi da guardare e storie avventurose da raccontare.
E tu, invece, così precisa, così metodica, ogni giorno la stessa cosa, l’identico ordine, il medesimo meccanismo.
Chissà se davvero l’hai fatto tu, sto caos puro che mi ritrovo nel cuore. Sta angoscia di vivere. Sta paura di non godermela. Sto bisogno di adrenalina. Chissà questi contrasti se li capisci, te così perfettamente lineare.
Mi ricordi tanto una strada dritta.
Asciutta, per non uscire dalla carreggiata.
Pochi alberi, per non schiantarsi e farsi male.
Tante case colorate, che si guardano e si sorride.
Una strada di campagna.
Una di quelle che sai sempre dove ti porta.
E chissà se te la immaginavi, una figlia così. Una strada di montagna, che è un attimo perdere la retta via e smarrirsi.
Chissà se non mi avresti voluta più simile a te.
lezioni-di-pittura-L-OsVK2XE dunque la tela.
Sono pigra, mamma. Sta tela non ho voglia di colorarla. Faccio fatica. Sono stanca.
Penso sempre che prima o poi finirai quell’opera che nessuno comprerà, che se ne starà là, appesa in salotto e un giorno verrà ereditata da occhi annoiati che penseranno che sia solo una tela colorata a metà, arte moderna, diranno gli sciocchi, arte incompiuta, diranno i saggi.
Allora mami, io ti prometto che mi metterò di buona lena. Con colori colorati. Con pennelli che mi rendano giustizia. Perché da colorare avrei tantissimo, il difficile è imparare a farlo un po’ per volta, non prendermi all’ultimo minuto.
Tu però promettimi qualcosa.
Facciamo uno scambio, mamma bellissima.
Inizia a prenderti un po’ cura di te stessa. Perché gli altri possono arrangiarsi. A loro penserai dopo. Ora ci sei tu.
Accarezza i tuoi capelli, oltre ai miei, prima di andare a dormire.
Mettiti una mano sul cuore e prega che batta sempre forte. Entusiasta.
Pensa ad essere felice tu. Io mi arrangio. Io sono felice. È il tuo turno mamma.
Sei forte, fortissima.
E fragile, fragilissima.
Quindi inizia a medicarti le ferite, tantissime.
A nutrirti di riposo e di speranza.
A continuare a guardare il mondo con quell’innocenza che hai preservato.
E scusami se non ti amo tutti i giorni come oggi. Se solo oggi, per questa bieca ricorrenza che vuol celebrare la tua festa, esalto il tuo ruolo di mamma. E che mamma fantastica, sei stata.
Quella da cui andavo quando avevo il cuore in subbuglio. Treni, macchine, per venire da te, per passare una serata con te. Per incontrare la tua saggezza.
Scusami se spesso perdo la pazienza, perché pratica, mi hai fatto. E tu pratica non lo sei per niente. Ed allora mi arrabbio, non sai usare il computer e la caldaia non va e la macchina non collabora.
Scusa se non riservo a te, la costanza e la calma che hai usato con me.
Scusa se ti amo a modo mio.








Grazie Fra, sei perfetta così...